E’ un romanzo di formazione pubblicato da Charlotte Bronte nel 1846

lo stile può risultare a tratti un po’ pesante con descrizioni dettagliatissime della Natura che sembra sempre partecipare alle vicende degli uomini con i suoi colori, i suoni , il freddo, il calore, la pioggia ed i venti.

Descrive una storia d'amore terribilmente attuale, nella quale un uomo e una donna, entrambi mai ritratti come affascinanti, ma dei quali, piuttosto, vengono spesso sottolineati i difetti per mettere in luce il loro non essere perfetti né in linea con i canoni dell'epoca, si innamorano l'uno dell'altra prima ancora di essersi davvero guardati. Perché l'amore non risiede nell'aspetto fisico o nelle regole che la società impartisce, ma in due anime destinate a incontrarsi.

È un testo importante con una suspance che non cala. La protagonista è una giovane donna guerriera nell'animo che sa sovvertire i paradigmi sociali. In ogni pagina vi è un riferimento biblico. Il testo è intriso di religiosità e rispecchia il conflitto interiore vissuto a metà ottocento tra passione e ragione, tra dogma e disinibizione. Impressionante la finezza dell'introspezione psicologica, quasi chirurgica, dei personaggi.

Non c'era ancora la psicoanalisi, il testo è condizionato da un approccio fisiognomico ma davvero incredibili sono le conclusioni di natura psicodinamica a cui arriva la protagonista, nei suoi incontri con altri esseri umani.

Cita diversi brani delle Lettere di San Paolo: e allora quando Jane, di notte, nei pressi del castello, vede giungere al galoppo un cavaliere scuro e all'improvviso il cavallo scivola, si vedono scintille sul selciato e il caliere stramazza a terra e lei lo raccoglie, stordito, come si fa a non pensare alla caduta di Paolo sulla via di Damasco? Tanto più che da quel rialzarsi ammaccato il cavaliere troverà, attraverso Jane, una sua lenta, faticosa salvezza, passando anche lui dalla cecità"…Buio e luce, catarsi, natura, amore, destino

Charlotte Brontë descrive tutte le sfaccettature della psiche della sua eroina, dotandola di una potente e irrefrenabile indole, che scalcia e si ribella al corpo esile e alla mente razionale della sua protagonista.

“Io devo badare a me stessa. Quanto più sono sola, quanto più priva di amici, quanto più indifesa, tanto più devo rispettarmi […] Le leggi e i principi non sono validi solo quando non c’è la tentazione: valgono per momenti come questo, quando il corpo e lo spirito si ribellano al loro rigore”

Il Romanticismo è vissuto e descritto in maniera realistica: prevalgono la razionalità e il controllo delle emozioni.

La sua resistenza all’amore passionale e impulsivo di Mr. Rochester deriva da una fermezza dei propri principi e valori oppure da un’eccessiva diffidenza e timore di essere ingannata?

Charlotte Brontë non dà una risposta certa a questo quesito, ma a un certo punto del romanzo costringe la sua eroina a confrontarsi con le sue paure: l’incontro con St. John Rivers, prete di un’umile parrocchia della campagna inglese, diventa uno specchio davanti al quale Jane Eyre non intende sostare neanche per un secondo; Rivers rappresenta l’essere umano che reprime i propri sentimenti e sessualità in nome dell’amore divino e dei propri doveri di missionario. Un confronto acceso con St. John, diventerà catartico e rivelatore per la protagonista.

Jane è un'eroina anticonformista che, con un animo indulgente ma mai debole, composta e obbediente ma animata da un fuoco interiore che le impedisce di piegarsi alle ingiustizie, combatte la sua battaglia personale in nome della propria indipendenza e dei propri principi. Con battute sarcastiche e una compostezza quasi irritante, riesce ad aprire così tante crepe nell'armatura del suo datore di lavoro, il cupo e affascinante Mr. Rochester, da smuovere in lui una passione così prepotente e selvaggia come solo pochi individui hanno il privilegio di sperimentare.

Suspance e mistero, colpi di scena e il riscatto di una donna che è diventata ciò che ha sempre voluto essere grazie soprattutto a se stessa.