Le braci” è il romanzo più celebre dello scrittore ungherese Sándor Márai, pubblicato nel 1942. Il libro esplora con grande profondità e intensità psicologica temi come l’amicizia, il tradimento, il tempo, la solitudine e la vendetta, attraverso una narrazione intima e coinvolgente.

Il romanzo è ambientato nella lussuosa villa di Henrik, un vecchio generale austro-ungarico in pensione, che vive isolato in una foresta. Dopo quarantun anni, Henrik riceve la visita di Konrad, un vecchio amico d’infanzia. I due non si vedono dalla misteriosa partenza improvvisa di Konrad decenni prima, avvenuta in circostanze oscure. Durante una lunga notte, in un’atmosfera carica di tensione e aspettative, Henrik desidera scoprire la verità sugli eventi del passato, in particolare su un tradimento che ha segnato le loro vite e ha coinvolto anche Krisztina, moglie di Henrik.

Una delle forze principali del romanzo è la riflessione sui sentimenti umani. Attraverso i dialoghi e i monologhi interiori dei protagonisti, Márai affronta il tema della memoria e del risentimento, mettendo in luce come i rimpianti del passato continuino a influenzare il presente. 

Entrambi si resero conto, in quegli istanti, che era stata l'attesa a dare loro la forza di vivere nei decenni trascorsi. Come accade a coloro che passano una vita intera a prepararsi per un unico compito e di colpo arrivano al momento di agire. Konrad sapeva che un giorno sarebbe tornato in quel luogo, e il generale sapeva che un giorno sarebbe giunto quel momento. Era stato questo a mantenerli in vita.

Il confronto tra Henrik e Konrad non è solo una resa dei conti personale, ma diventa una meditazione sull’ineluttabilità del destino e sulla natura dell’amicizia.

..il desiderio .. di strappare il corpo e l'anima di un'altra persona al resto del mondo per possederla in maniera esclusiva. Il senso dell'amore e dell’amicizia è tutto qui. La loro amicizia era seria e silenziosa come tutti i grandi sentimenti destinati a durare una vita intera. E come tutti i grandi sentimenti anche questo conteneva una certa dose di pudore e di senso di colpa. Non ci si può appropriare impunemente di una persona, sottraendola a tutti gli altri.

Inoltre si resero conto, sin dal primo istante, che quell'incontro li avrebbe vincolati per tutta la vita.

Quelle donne avevano portato nella loro vita lo smarrimento dei primi amori e tutto ciò che significa l'amore: desiderio, gelosia, e un disperato senso di solitudine. Ma al di là delle donne e del mondo balenava un sentimento più forte di tutto il resto. Un sentimento, noto soltanto agli uomini, che si chiama amicizia.

Il romanzo suggerisce che le nostre azioni sono spesso determinate da forze invisibili e che i legami più profondi possono essere spezzati da incomprensioni, desideri non espressi e segreti mai rivelati. 

«Il sentimento è più forte di noi, più fatale». A quel punto sapevano già che era vano opporsi al destino, il quale decretava che sarebbero vissuti insieme: Avevano sorriso, pallidi e turbati.

Il tradimento non viene trattato solo come un fatto di cronaca, ma come una ferita morale che continua a bruciare nel tempo, da qui il titolo Le braci, simbolo del fuoco che si è spento ma che continua a covare sotto la cenere.

Il romanzo è anche una riflessione su un epoca che segna la fine dell’impero austroUngarico:

la sicurezza di cinquanta milioni di esseri umani si basava su questa consapevolezza: che l'imperatore si coricava prima di mezzanotte, si alzava alle cinque del mattino e sedeva nella sua poltroncina americana di vimini, a lume di candela, davanti alla scrivania, e che tutti gli altri, quelli che avevano giurato fedeltà al suo nome, obbedivano alle consuetudini e alle leggi. Naturalmente bisognava obbedire anche in un senso più profondo di quello prescritto dalle leggi. L'obbedienza si portava iscritta nel cuore, era questa la cosa più importante. Bisognava aver fede nel fatto che tutto fosse in ordine.

E sulla valutazione di quel mondo in divenire I due amici si rivelano alla fine molto diversi : uno disilluso e Pragmatico, l’altro idealista e nostalgico

«Tutto ciò a cui giurammo fedeltà non esiste più» dice l'ospite gravemente, e solleva a sua volta il bicchiere. «Sono tutti morti, oppure se ne sono andati, hanno rinunciato a tutto quello che giurammo di difendere.

Esisteva un mondo per il quale valeva la pena di vivere e di morire. Quel mondo è morto. Quello nuovo non fa più per me. E tutto ciò che posso dire».

«Per me quel mondo è sempre vivo, anche se non e-siste più nella realtà. È vivo perché gli ho giurato fedeltà. E tutto ciò che posso dire».

«Sì, tu sei rimasto un vero soldato» risponde Konrad.

Lo stile di Márai è elegante e raffinato, caratterizzato da una prosa densa e introspettiva, dove ogni frase sembra misurata e ricca di significati nascosti. Il ritmo è volutamente lento, costruendo un crescendo di tensione che culmina in un confronto finale tanto atteso quanto ambiguo. L’atmosfera del romanzo, sospesa tra passato e presente, conferisce al testo un’aura malinconica e quasi metafisica.

Quella sì che era una generazione in gamba, pensò il generale mentre guardava le effigi di parenti, amici e commilitoni di suo padre. Erano uomini splendidi, benché di natura un po' schiva, poco portati a vivere in armonia col mondo, orgogliosi; però credevano in qualcosa: nell'onore, nelle virtù virili, nel silenzio, nella solitudine, nella parola data, e anche nelle donne. E quando subivano una delusione, si rifugiavano nel silenzio. La maggior parte di loro aveva trascorso in silenzio la vita intera, dedita ai propri doveri e all'osservanza del silenzio come all'adempimento di un voto.

“Le braci” è un’opera che colpisce per la sua profondità emotiva e intellettuale. È un romanzo che parla del dolore silenzioso che scorre sotto la superficie delle relazioni umane e di come il tempo e il silenzio possano acuire le ferite anziché guarirle. La sua lettura richiede pazienza e attenzione, ma la ricompensa è una riflessione intensa e duratura sui rapporti umani e sulle scelte che facciamo nella vita. Un’opera imprescindibile per chi ama i romanzi che esplorano l’animo umano con grande sensibilità e intelligenza.