Nato a Brno, nell'allora Cecoslovacchia nel 1929, Kundera studiò letteratura a Praga. Suo padre era direttore dell'Accademia musicale di Brno e un noto pianista. Fin da piccolo Kundera studiò musica, in particolare pianoforte, e la passione per la musica tornerà spesso nei suoi testi letterari.
Nel 1948, ancora studente, si iscrisse al Partito comunista, ma ne fu espulso nel 1950 per via di alcune critiche alla sua politica culturale. Nel 1968 si schierò apertamente a favore della cosiddetta "Primavera di Praga", e fu per questo costretto a lasciare il posto di docente e, nel 1970, nuovamente espulso dal partito.
Nel 1975 è emigrato in Francia, ove ha insegnato alle università di Rennes e di Parigi
“L ‘insostenibile leggerezza dell’essere” è un libro intriso di malinconia e solitudine, malato di esistenzialismo. Kundera ci dimostra che tutto quello che nella vita scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile.
"Chi è pesante non può fare a meno di innamorarsi perdutamente di chi vola lievemente nell'aria, tra il fantastico e il possibile: mentre i leggeri sono respinti dai loro simili e trascinati dalla "compassione" verso i corpi e le anime possedute dalla pesantezza. “
“Non c’è nulla di più pesante della compassione. Nemmeno il nostro proprio dolore è così pesante come un dolore che si prova con un altro, verso un altro, al posto di un altro, moltiplicato dall’immaginazione, prolungato in centinaia di echi.”
Il romanzo, ambientato nella Cecoslovacchia della primavera del 68, si focalizza sul gruppo di intellettuali noto come "il Quartetto di Kundera", composto da Tomáš (un chirurgo di fama e successo che ad un certo punto perde il lavoro a causa di un suo articolo su Edipo che, anche a causa delle modifiche operate dai redattori del giornale a cui lo ha inviato, risulta molto critico nei confronti dei comunisti cechi), la sua compagna Tereza (una fotografa), la sua amante Sabina (una pittrice) e un altro amante di Sabina, Franz (un professore universitario). Questi quattro personaggi vengono seguiti nelle loro vite fino alla fine.
Un saggio-romanzo che sonda la profondità dell’animo umano attraverso continui richiami filosofici, ma che allo stesso tempo spazia anche su tanti altri temi come la politica la religione e l’amore.
“Il mito dell’eterno ritorno afferma, per negazione, che la vita che scompare una volta per sempre, che non ritorna, è simile a un’ombra, è priva di peso, è morta già in precedenza, e che, sia stata essa terribile, bella o splendida, quel terrore, quello splendore, quella bellezza non significano nulla. Non occorre tenerne conto… “
“la storia è leggera al pari delle singole vite umane, insostenibilmente leggera, leggera come una piuma, come la polvere che turbina nell’aria, come qualcosa che domani non ci sarà più”
Che cosa dobbiamo scegliere la leggerezza o la pesantezza?” E’ la dicotomia che interessa tutto il libro, l’eterno dilemma.
Es muss sein!
“La pesantezza, la necessità e il valore sono tre concetti intimamente legati tra loro: solo ciò che è necessario è pesante, solo ciò che pesa ha valore.”
“la grandezza di un uomo risiede per noi nel fatto che egli porta il suo destino come Atlante portava sulle spalle la volta celeste. L’eroe beethoveniano è un sollevatore di pesi metafisici.”
Cosa ci guida nelle nostre scelte?
La bellezza ed il caso
“Il giovane che brama la gloria non ha alcuna idea di che cosa sia questa gloria. Ciò che dà un senso al nostro comportamento è sempre qualcosa che ci è totalmente sconosciuto. “
“Un giorno uno prende una decisione senza nemmeno sapere come, e questa decisione continua per propria forza d’inerzia. Con il passare degli anni è sempre più difficile cambiarla”
“L’uomo senza saperlo compone la propria vita secondo le leggi della bellezza persino nei momenti di più profondo smarrimento.”
L’uomo, spinto dal senso della bellezza, trasforma un avvenimento casuale (la musica di Beethoven, una morte alla stazione) in un motivo che va poi a iscriversi nella composizione della sua vita. Ad esso ritorna, lo ripete, lo varia, lo sviluppa, lo traspone, come fa il compositore con i temi della sua sonata.”
“Soltanto il caso può apparirci come un messaggio. Ciò che avviene per necessità, ciò che è atteso, che si ripete ogni giorno, tutto ciò è muto. Soltanto il caso ci parla. Cerchiamo di leggervi dentro come gli zingari leggono le immagini formate dai fondi del caffè in una tazzina.”
Il lirismo dell’opera consiste non soltanto nelle immagini, ma anche nella ripetizione di alcuni concetti. Vi invito a leggere con attenzione le pagine in cui Kundera parla della magia delle coincidenze, dell’amore
“Non certo la necessità, bensì il caso è pieno di magia. Se l’amore deve essere indimenticabile, fin dal primo istante devono posarsi su di esso le coincidenze, come gli uccelli sulle spalle di Francesco d’Assisi.”
L’amore che secondo Kundera nasce con una metafora
“Si direbbe che nel cervello esista una regione del tutto particolare che si potrebbe chiamare memoria poetica e che registra ciò che ci affascina, che ci commuove, che rende bella la nostra vita… le metafore sono pericolose. L’amore comincia con una metafora. In altri termini: l’amore comincia nell’istante in cui la donna si iscrive con la sua prima parola nella nostra memoria poetica.”
L’amore che Viene paragonato ad una composizione musicale
“Fintanto che le persone sono giovani e la composizione musicale della loro vita è ancora alle prime battute, essi possono scriverla in comune e scambiarsi i temi (così come Tomáš e Sabina si sono scambiati il tema della bombetta), ma quando si incontrano in etrà più matura, la loro composizione musicale è più o meno completa, e ogni parola, ogni oggetto, significano qualcosa di diverso nella composizione di ciascuno.”
Le riflessioni si estendono poi anche alla politica:
“Chi pensa che i regimi comunisti dell’Europa Centrale siano esclusivamente opera di criminali, si lascia sfuggire una verità fondamentale: i regimi criminali non furono creati da criminali ma da entusiasti, convinti di aver scoperto l’unica strada per il paradiso. Essi difesero con coraggio quella strada, giustiziando per questo molte persone. In seguito, fu chiaro che il paradiso non esisteva e che gli entusiasti erano quindi degli assassini.”
“La luce rossastra del tramonto illumina ogni cosa con il fascino della nostalgia: anche la ghigliottina.”
Per Kundera Il tempo umano non ruota in cerchio ma avanza veloce in linea retta. E’ per questo che l’uomo non può essere felice
“L’idillio è un’immagine rimasta in noi come ricordo del Paradiso: la vita nel Paradiso non somigliava a una corsa in linea retta che ci conduce verso l’ignoto, non era un’avventura. Essa si muoveva in circolo tra cose conosciute. La sua monotonia non era noia ma felicità.”