Il ponte sulla Drina, di Ivo Andric ( scrittore Serbo premio Nobel per la letteratura nel 1961) è un romanzo storico che ricostruisce attraverso fatti reali e leggende la costruzione e la vita del ponte di Višegrad, al confine tra Bosnia e Serbia.  

…Il popolo inventa facilmente le storie e le sparge in fretta, e la realtà si mescola stranamente in un inestricabile groviglio con le storie stesse…

Costruito dal turco Ali Pasha nel 1516 venne parzialmente demolito allo scoppio  della prima guerra mondiale. 

….Il grande ponte di pietra, che secondo gli intendimenti e la pia decisione del visir Sokolovic doveva unire, come l’anello di una catena, le due parti dell’impero, e facilitare “per amore divino” il transito da Occidente a Oriente e viceversa, adesso era effettivamente reciso sia dall’Oriente che dall’Occidente e abbandonato a se stesso come una nave arenata o come un tempio derelitto….

Al centro della narrazione, imponenti come un fiume e monumentali come l’epica, gli abitanti di Visegrad descritti con grande vivacità psicologica e caratterizzati in modo approfondito.  Le figure del Guercio, della vedova Lusaka, dei giovani studenti, del pope e dell’imano, le loro storie che inducono alla riflessione, al riso e alla commozione, rimangono a documentare i tempi, il loro mutare come la trasformazione dei valori a cui obbedire.  Il ritmo della narrazione dapprima lento man mano accelera, come i cambiamenti del mondo che descrive, sino a giungere alle grandi trasformazioni di inizio secolo.

..La vita della fine del secolo, che sembrava ammansita e addomesticata per sempre, copriva tutto col suo corso ampio e uniforme, e infondeva negli uomini la sensazione che stesse per cominciare un’era di operosità fino a un lontano e sterminato futuro...Questi figli di contadini, commercianti o artigiani, nati in una sperduta cittadina bosniaca, ottennero dal destino, senza particolare sforzo, una vita aperta verso il mondo e la grande illusione della libertà ... desiderano una vita forte, eccitante e agitata. Vogliono avvenimenti o il riflesso di avvenimenti altrui, o almeno varietà, rumore ed emozioni, che diano l’illusione di avvenimenti veri. Nella maggior parte dei casi, non poterono nè seppero abbracciare e afferrare molto di quel che riuscirono a vedere, ma non vi fu neppure uno in mezzo a loro che non avesse la sensazione di poter pigliare tutto ciò che voleva e di poterselo tenere. Tutte le strade erano aperte davanti a loro, e si dilatavano all’infinito; sulla maggior parte di quelle strade non misero mai piede, eppure un inebriante piacere della loro vita consisteva nel fatto che essi avrebbero potuto (almeno in teoria) scegliere quella che avessero voluto e passare dall’una all’altra.... potevano dire quel che volevano, e per molti di essi le parole ebbero lo stesso valore di azioni, e appagarono atavici bisogni di eroismo e di gloria, di prepotenza e di distruzione, senza trascinarsi appresso l’obbligo dell’azione nè alcuna visibile responsabilità per i giudizi espressi. I più dotati, in mezzo a loro, disdegnavano quel che avrebbero dovuto apprendere e sottovalutavano quel che non potevano fare, si vantavano di ciò che non sapevano e si lasciavano trasportare da quello che era fuori della portata delle loro possibilità. E’ difficile pensare un sistema più pericoloso per affrontare la vita e una strada più sicura verso azioni straordinarie o verso completi fallimenti. Solo i migliori e i più forti tra loro si gettarono all’azione con un fanatismo davvero da fachiri e si bruciarono come moscerini, per essere immediatamente celebrati dai contemporanei alla stregua di martiri e di santi (poiché‚ non esiste generazione che non possegga i suoi santi) ed elevati sul piedistallo degli esempi irraggiungibili...

La dimensione temporale accompagna tutta la narrazione ampia e maestosa; l’autore sviscera le ragioni implicite nel passaggio del Tempo, che lascia la sua significativa scia:

..."A coloro che si vantavano della rapidità con cui sbrigavano ora i propri affari calcolando il tempo, gli sforzi e il denaro risparmiato, rispondeva con acrimonia che l’importante non era economizzare più tempo possibile ma cosa fare del tempo così risparmiato; se lo si usava male era meglio non averlo. Cercava di dimostrare che l’importante per l’uomo non era tanto andare veloce ma sapere dove andare e per quale ragione e che, di conseguenza, la velocità non rappresentava necessariamente un vantaggio".

  Il villaggio è una realtà multietnica e multi religiosa composta da ebrei, ortodossi, cristiani, musulmani, che convivono in modo pacifico e florido. E’ proprio questa convivenza che alimenta un profondo sentimento religioso del mondo e della vita

…Non è infatti il desiderio umano quello che dispone e dirige le cose del mondo. Il desiderio è come il vento che sposta la polvere da un punto all’altro; talvolta, per mezzo di essa, ottenebra l’intero orizzonte, ma alla fine si placa e cade e lascia inalterato l’antico ed eterno aspetto del mondo. Sulla terra, le opere durevoli si fanno per volontà divina, di cui l’uomo è solo un cieco e umile strumento. L’opera che nasce dal desiderio, dal desiderio umano, o non sopravvive al compimento o non è durevole; in ogni caso non è buona…

…Poiché‚ tutti moriamo una volta, e gli uomini grandi due; una volta quando spariscono dalla terra, la seconda volta quando si esaurisce la loro opera pia… non può accadere che scompaiano del tutto e per sempre gli uomini grandi, saggi e generosi che per amore di Dio innalzeranno durevoli edifici, affinché‚ la terra sia più bella e l’uomo vi possa vivere più facilmente e meglio. Se essi scomparissero, ciò significherebbe che anche l’amor divino si è spento ed è scomparso dal mondo. E questo non può succedere.

Se le cose umane, effimere, scorressero come il fiume, metafora possente del destino umano, il ponte, risultato della genialità umana, resiste al tempo e alla sorte, è simbolo dell’invulnerabilità  finché non arriva anche in quello sperduto villaggio di periferia la guerra, che smantella la sacralità fino ad allora rispettata da tutti:

..."Per tutti gli abitanti della kasaba rappresentava una realtà eterna e immutabile, come la terra sulla quale camminavano o il cielo sopra le loro teste”...

Lo scrittore sa registrare lo spirito dei tempi che si susseguono, i sentimenti e gli stati d’animo della gente sia nei periodi di crisi che in quelli di floridezza, sa scendere nel profondo dell’animo riportando anche i dettagli che, solo apparentemente, sono ininfluenti a disegnare l’umanità che vive nel villaggio periferico. Particolarmente commovente è la figura e la storia drammatica di Gregor Fedun, giovane di 23 anni che aveva “una corporatura gigantesca e un’anima da bambino, forte come un orso e timido come una ragazza” che a sue spese comprende 

..un concetto incomprensibile: che cosa possono significare alcuni secondi di smarrimento in un’ora cattiva e in un posto pericoloso. Se fossero trascorsi restando ignoti a tutti, quei secondi non avrebbero avuto alcun significato. Così, invece, trasportati sul piano di concrete responsabilità, significavano tutto. La fine di un uomo che si era ingannato e si era lasciato ingannare.

 A Višegrad gli eventi della Storia giungono attutiti nel loro fragore e, pur tuttavia, provocano conseguenze eclatanti nelle generazioni degli uomini che lo abitano.

 "E così sulla porta, in mezzo al cielo, al fiume e alle montagne, una generazione dopo l’altra apprendeva a non compiangere oltre misura ciò che la torbida acqua si portava via. In tutti penetrava la spontanea filosofia della cittadina: che la vita è un miracolo impenetrabile, perché si consuma e si disfà incessantemente, eppure dura e sta salda «come il ponte sulla Drina".

 Ho trovato il romanzo un’opera magnifica per disegno e realizzazione di scrittura, capace di esprimere tutti i toni: elegiaco, lirico all’interno dell’impostazione epica, che è inusuale, rarissimo in un romanzo.

...Ma di notte, solo di notte, quando i cieli si ravvivano e avvampano, s’apre l’immensità e la potente energia di questo mondo in cui l’uomo si sperde e non può aver coscienza n‚ di se stesso, né di dove è capitato, né di quel che vuole né di cosa deve fare. Solo allora si vive, serenamente, a lungo e nel modo più schietto; allora non esistono parole che legano strettamente per tutta la vita, né mortali promesse, né situazioni prive di vie d’uscita, con termini brevi che scorrono e scadono implacabilmente, e che in fondo, quale unici esiti, non hanno che la morte o il disonore...

Ci troviamo senza alcun dubbio  davanti a una opera di vera letteratura, che parte dalla Storia per analizzare con acume straordinario le onde emotive e sentimentali di stagioni umane, incredibilmente ricche e stimolanti.

Se aveste voglia di  conoscere la letteratura slava, bisognerà necessariamente passare per Il ponte sulla Drina. Sarà una traversata impegnativa, ma ne varrà la pena.