Romanzo d’esordio di Fulvio Tomizza, pubblicato nel 1960, è ambientato nell’ Istria degli anni cinquanta.

La terra è la grande protagonista di Materada, un paesino di campagna, dove si consuma l’amara storia dei fratelli Coslovich, Francesco e Berto, due contadini che pur avendo trascorso l’intera vita al servizio dello zio non ricevono nulla in eredità, se non una terra appena confiscata dal nuovo regime comunista. Caduti nell’imbroglio, i due faranno il possibile per ottenere quanto gli spetta, ma dovranno chiedersi fino a quale punto sono disposti a spingersi per avere giustizia.  Sullo sfondo si staglia lo sconsolato quadro di un’Istria che giorno per giorno va svuotandosi, con le strade piene di camion traballanti di povere masserizie diretti verso Trieste.

La proprietà è fondamentale per garantire un futuro ai figli. il desiderio di possedere è connaturato all'uomo, ma la vera questione è: fino a che punto è in grado di subordinare a sé la dignità umana, il rispetto per l'uomo, fino a che punto l'attaccamento morboso alla terra è capace di ancorare i contadini nella dimensione dell'ignoranza vigilata, custodita con gelosia dalle autorità?

Ed ecco che la terra non è più la "roba" di Verga, quanto invece il ricordo romantico, quasi foscoliano, della patria, del luogo natio, smembrata eppure anelata, graffiante eppure fertile. E proprio questa tensione, che è in definitiva ricordo autobiografico, si scioglie in un amore che è ultimo disperato tentativo di sconfiggere la dissoluzione delle norme sociali, e il cambiamento, visto con sospetto; un amore che è fiamma debole, e si spegne nella passione divoratrice di un passato a cui non si vuole rinunciare. 

Il romanzo è spesso crudo, la narrazione è pure sofferta, ma il ricordo della propria terra, quando riemerge, è autentica poesia, che raggiunge anche vertici sublimi, come nelle ultime pagine, con quella messa senza prete in cui tutti si ritrovano prima della partenza., 

“Dal mare veniva su un po’ di tramontana e portava con sé il profumo della terra appena arata: profumo di terra rossa, che non se ne trova un altro eguale”, E al termine del cambiamento, quando la decisione definitiva è presa, quando il dover abbandonare la propria terra è quasi imposizione del caso, rimane soltanto da seppellire i ricordi. "Addio ai morti".