L’esile trama è costruita attorno alla festa che gli abitanti del vicolo intendono preparare per un personaggio speciale, chiamato il Dottore, un biologo verso il quale gli abitanti mostrano una riconoscenza speciale; la sua partecipazione alle loro miserie e felicità, lo rende agli occhi della comunità, la vera fonte della filosofia, della scienza e dell’arte. 

Il loro modo di vivere, la non appartenenza alla società del benessere, li colloca nella sfera dei puri, dei buoni, dei cortesi, dei generosi.

: “..le cose che ammiriamo negli uomini, la bontà, la generosità, la franchezza, l’onestà, la saggezza e la sensibilità, sono in noi elementi che portano alla rovina. E le caratteristiche che detestiamo, la furberia, la cupidigia, l’avarizia, la meschinità, l’egoismo, portano al successo. E mentre gli uomini ammirano le prime di queste qualità, amano il risultato delle seconde”.

Non si tratta, dunque, di un elogio della povertà, ma di valori alternativi, espressi da coloro che non hanno venduto l’anima per il potere e la ricchezza.

I personaggi di Vicolo Cannery, per lo più bizzarri e stravaganti, generosi e avari, buoni e cattivi contemporaneamente, sono protagonisti di situazioni al limite del paradosso.

Il cinese Lee Chong apre la bottega all’alba e non chiude “fino a quando l’ultimo soldino dell’ultimo vagabondo senza dimora non veniva speso”.

A rappresentare la marginalità estrema, c’è la compagnia di Mack, ragazzi senza denaro né ambizioni, quando piove abitano nei grandi tubi posti nel terreno attiguo alla bottega di Lee Chong ma col sole se ne stanno all’ombra di un cipresso, fino a quando non riescono a trasformare in abitazione un magazzino di proprietà del cinese. 

Dora Flood, con i capelli di un arancione fiammeggiante, gestisce una casa di tolleranza, provvede anche alle ragazze inattive, per l’età e per le infermità.

Henri, pittore e no, da 10 anni abita in un battello che sta costruendo sulla terraferma. 

Su tutti i personaggi lo sguardo empatico dell’autore, la sua visione mitizzata della comunità “ sana e vitale”, fondamentalmente “onesta”, che reagisce positivamente alla Grande Depressione che ha stravolto l’America: “Ci sono due reazioni possibili all’ostracismo della società: o un uomo decide di essere migliore, più puro e più cortese, o finisce male, sfida il mondo e fa cose anche peggiori. Quest’ultima è certo la più comune reazione a ogni marchio d’infamia”.

La festa, evento simbolico di un mondo nuovo, preparata e alla fine portata a compimento, con il concorso di tanti, potrebbe alludere all’aspirazione dei partecipanti a una vita, comprensiva anche della bellezza, rappresentata dalla musica, dalla poesia che il dottore introduce nella festa, commuovendo i presenti.